domenica 1 marzo 2020

Momento favorevole


QUESTO VIRUS TIENE CORONA


Oggi inizia la quaresima. La messa è stata trasmessa online o in tv RAITRE. Non ci si può riunire. 



«Ci viene rivolta oggi una parola che suona inopportuna che mette a disagio e sembra venire da chi non comprende la situazione. È quella di Paolo: ecco ora il momento favorevole, ecco ora il giorno della salvezza».
«In questo momento di allarme e di malumore, di strade quasi deserte e di attività rallentate, proprio nella città frenetica, questo è il momento favorevole (Mons. Delpini, arcivescovo di Milano, messa online, 1 marzo 2020)


Volevo raccomandarvi di utilizzare questi forzati giorni di “vacanza” per cercare di fare tutto quello che non trova tanto spazio nelle convulse giornate del quotidiano, come giocare, leggere, ascoltare musica e, soprattutto, stare con le persone che amate. - scrive oggi la mia Preside Prof.ssa Chiara Bonetti.


Mi sa, mi sa che abbiano proprio ragione è un MOMENTO FAVOREVOLE
Io stessa sto sperimentando nuove tecniche, nuove app, siti. 

Ho scoperto: 
Adobe Spark
Padlet
mi sono registrata a WeSchool
mi è stato fatto un corso smart 
di GMAIL per la scuola
e tutto in serata.

Però devo dirvelo... MI SENTO FRIZZANTE... come non era stato nell'ultima settimana.

Cercate il positivo di queste giornate e scrivetevelo da qualche parte.



Un virus con tanto di corona





AVETE RAGIONE! AVETE RAGIONE! I DISCORSI SUL CORONAVIRUS CI HANNO STANCATO! Ma sapete anche che se fossimo in aula vi avrei detto la mia, o meglio vi avrei fornito una serie di dati per aiutarvi a guardare il fenomeno da una sola angolatura ma da una serie di prospettive diverse.


AHAHAHAHAHAHAH! NON FA UNA PIEGA.
VI HO PENSATO SUBITO QUANDO LO HO LETTO, 
SPERANDO CI FOSSERO PIU' TIFOSI 
DI MILAN E INTER CHE JUVENTINI. 
W NAPOLI!


Questa emergenza ha tante sfaccettature. Sta mostrando cose diverse da quelle prettamente mediche.
SVELA IL LATO UMANO, QUELLO FRAGILE DI OGNUNO DI NOI. RESTIAMO UMANI!

PRIMA DI TUTTO E' UNA ESPERIENZA MOLTO, TROPPO, VIRALE (intesa nel termine web) come tutto in questo nuovo mondo



Come il mio collega di religion hour - il blog di prof. RH PLUS voglio presentarvi una persona


L’uomo che vedete nella foto si chiama Domenico Squillace ed è un Professore di 64 anni. Un uomo che come me viene dal sud Italia. Una persona che ha lasciato la sua terra d'origine (la Calabria) e oggi vive e lavora in Lombardia. Il Professore, inoltre, da sei anni è il preside del liceo Volta di Milano.
E proprio ieri il Professore diventato preside ha compiuto un gesto bellissimo. Ha scritto agli studenti della sua scuola una lettera meravigliosa. Ha parlato a cuore aperto di questa emergenza, dell'intolleranza verso lo straniero, del vero male che minaccia la nostra umanità e di molto altro. Un testo, insomma, dalla potenza comunicativa #straordinaria.
In queste righe il dirigente scolastico parla ai suoi studenti e alle sue studentesse, ma allo stesso tempo si rivolge a tutti coloro che vivono questo tempo di incertezza e smarrimento. Parla all'umanità che rischia di smarrirsi nella selva oscura.
Un #consiglio allora: prendetevi due minuti per #leggere questa #lettera (già pubblicata su questa pagina ieri sera). La ripropongo 🧔🏻 👇🏻
“La peste che il tribunale della sanità aveva temuto che potesse entrar con le bande alemanne nel milanese, c'era entrata davvero, come è noto; ed è noto parimente che non si fermò qui, ma invase e spopolò una buona parte d’Italia…”
Le parole appena citate sono quelle che aprono il capitolo 31 dei Promessi sposi, capitolo che insieme al successivo è interamente dedicato all’epidemia di peste che si abbatté su Milano nel 1630.
Si tratta di un testo illuminante e di straordinaria modernità che vi consiglio di leggere con attenzione, specie in questi giorni così confusi. Dentro quelle pagine c’è già tutto, la certezza della pericolosità degli stranieri, lo scontro violento tra le autorità, la ricerca spasmodica del cosiddetto paziente zero, il disprezzo per gli esperti, la caccia agli untori, le voci incontrollate, i rimedi più assurdi, la razzia dei beni di prima necessità, l’emergenza sanitaria…
In quelle pagine vi imbatterete fra l’altro in nomi che sicuramente conoscete frequentando le strade intorno al nostro Liceo che, non dimentichiamolo, sorge al centro di quello che era il lazzaretto di Milano: Ludovico Settala, Alessandro Tadino, Felice Casati per citarne alcuni. Insomma più che dal romanzo del Manzoni quelle parole sembrano sbucate fuori dalle pagine di un giornale di oggi.
Cari ragazzi, niente di nuovo sotto il sole, mi verrebbe da dire, eppure la scuola chiusa mi impone di parlare. La nostra è una di quelle istituzioni che con i suoi ritmi ed i suoi riti segna lo scorrere del tempo e l’ordinato svolgersi del vivere civile, non a caso la chiusura forzata delle scuole è qualcosa cui le autorità ricorrono in casi rari e veramente eccezionali.
Non sta a me valutare l’opportunità del provvedimento, non sono un esperto né fingo di esserlo, rispetto e mi fido delle autorità e ne osservo scrupolosamente le indicazioni, quello che voglio però dirvi è di mantenere il sangue freddo, di non lasciarvi trascinare dal delirio collettivo, di continuare - con le dovute precauzioni - a fare una vita normale.
Approfittate di queste giornate per fare delle passeggiate, per leggere un buon libro, non c’è alcun motivo - se state bene - di restare chiusi in casa. Non c’è alcun motivo per prendere d’assalto i supermercati e le farmacie, le mascherine lasciatele a chi è malato, servono solo a loro. La velocità con cui una malattia può spostarsi da un capo all’altro del mondo è figlia del nostro tempo, non esistono muri che le possano fermare, secoli fa si spostavano ugualmente, solo un po’ più lentamente.
Uno dei rischi più grandi in vicende del genere, ce lo insegnano Manzoni e forse ancor più Boccaccio, è l’avvelenamento della vita sociale, dei rapporti umani, l’imbarbarimento del vivere civile. L’istinto atavico quando ci si sente minacciati da un nemico invisibile è quello di vederlo ovunque, il pericolo è quello di guardare ad ogni nostro simile come ad una minaccia, come ad un potenziale aggressore.
Rispetto alle epidemie del XIV e del XVII secolo noi abbiamo dalla nostra parte la medicina moderna, non è poco credetemi, i suoi progressi, le sue certezze, usiamo il pensiero razionale di cui è figlia per preservare il bene più prezioso che possediamo, il nostro tessuto sociale, la nostra umanità. Se non riusciremo a farlo la peste avrà vinto davvero.
Vi aspetto presto a scuola.
Domenico Squillace






WEILA, RAGAZZI, 
C'E' DAVVERO DENTRO TUTTO




  

l'accaparramento 🔺

e la paura del contagio 🔻



per me lui resta il più saggio. mascherina efficace e soprattutto ancora reperibile da Decathlon

il razzismo 🔻

 


Vi metto qui due testoni (testi di spessore) presi da alcuni giornali del 25.02.2020 perché quando li ho letti a Davide (che li ha come compiti di scuola inviati dal sito della sua scuola) mi hanno dato spunti per LEGGERE DENTRO alla storia di questi nostri giorni.
Spero li vogliate leggere e mi lasciate un commento qui sotto 🔽

Il Manifesto, 25.02.2020                                             
Niente cibo per la mente: la surreale semi quarantena di Milano
Rivoglio la mia Milano. Senza cinema, teatri, musei e scuole l’esistenza si riduce al sostentamento del corpo. Anche l’incontrarsi viene depauperato: mica si può solo mangiare, acquistare o parlare di cibo
Alle 19,40 di domenica l’Esselunga di Porta Garibaldi a Milano sembrava la stazione Centrale in un’ora di punta. Le 30 casse aperte facevano fatica a smaltire le file dei carrelli stracolmi. Vuoti erano gli scaffali di carne, pasta, farina, uova, verdura, surgelati, per non parlare dei disinfettanti e dell’Amuchina. Piangente era anche il settore carta igienica, significativo emblema delle priorità degli acquisti.
Sull’onda della paura di un coronavirus che in pochi giorni ha portato l’Italia al terzo posto fra le nazioni con più contagiati, i milanesi si sono affollati a comprare il comprabile, neanche fosse stata annunciata una guerra o una carestia. Come se fossero sotto assedio si sono comportati il giorno dopo, quando hanno lasciato deserte stazioni ferroviarie e mezzi pubblici. La metropoli emblema dell’efficientismo italiano si è così scoperta fragile e vulnerabile, soprattutto ben disposta ad autorecludersi tant’è che in questi giorni Milano non sembra più Milano, ma una città chiusa in casa e disertata, non spettrale ma scansata.
Cinema chiusi (- 44% di incassi in una settimana), così come teatri, sale da concerto, musei, chiese, palestre, stadi, biblioteche, scuole, università, asili. Chiusi molti uffici.
Terminata in tono minore la settimana della moda che ha visto Giorgio Armani e Laura Biagiotti fare le sfilate senza pubblico. Chiusi i bar e i locali di ritrovo dalle 18 in poi, come se il rischio di contagio sia più pericoloso nell’ora dell’aperitivo piuttosto che durante cappuccino e brioche che, comunque, i milanesi hanno evitato in massa. I ristoranti invece possono tenere aperto perché, dicono, la distanza fra i tavoli darebbe una maggiore protezione, ma molti si stanno attrezzando per ridurre al minimo la vita di relazione.
C’è qualcosa di surreale in questa semi quarantena da zona gialla, dove si può uscire ma non vedere un film o una mostra, dove è ritenuto più rischioso andare a una conferenza che in un supermercato affollato, dove le scuole sono chiuse ma i negozi no, quasi che il diritto all’acquisto sia il limite da non valicare per non demoralizzare l’economia fino in fondo, dare una parvenza di normalità e mantenere i servizi essenziali. Vivere al minimo. In questo momento è necessario, ma svelante.
In nemmeno 24 ore è apparso evidente che è il cibo per la mente a fare di una metropoli un luogo attraente. Si possono tappezzare le vie di bar, ristoranti, negozi, ma se mancano i luoghi dove nutrire l’immaginario immediatamente manca il carburante della vita.
Senza cinema, teatri, musei e scuole l’esistenza si riduce a un sostentamento del corpo. A quel punto anche l’incontrarsi viene depauperato perché mica si può solo mangiare, acquistare o parlare di cibo. Si perde poi uno degli aspetti più affascinanti del vivere in città che è il poter decidere anche all’ultimo momento cosa fare, dove andare, che cosa vedere, chi incontrare, ovvero quel senso di possibilità infinite.
Si perdono occasioni. Lunedì sera al teatro alla Scala era previsto un attesissimo concerto di Maurizio Pollini, i biglietti esauriti da tempo. Cancellato, come ogni evento aperto al pubblico fino al primo Marzo. Certo, uno si può consolare ascoltando un disco a casa, ma sappiamo tutti che non è la stessa cosa perché è il rito dell’ascolto diretto a dare l’emozione primaria. Per contro, l’orchestra della Filarmonica lunedì pomeriggio si è spostata con un treno dell’alta velocità verso Roma, dove la sera ha tenuto un concerto, e per ora le prove d’orchestra non sono sospese, ma non è detto che possa accadere.
Si naviga a vista e alla giornata, si cambiano programmi, si spostano uscite, come quella del film di Giorgio Diritti su Ligabue «Volevo nascondermi» che, saltato il debutto a Milano e nel nord Italia, è stato spostato anche nel resto del Paese, come in un gioco del domino che mostra quanto siamo collegati, quanto siamo comunità e collettività, quanto abbiamo bisogno gli uni degli altri.
Non pochi sono gli effetti sull’economia, che poi significa volumi di affari per le aziende (la Borsa milanese ieri ha perso il 5,4%), ma anche compensi per i lavoratori che non sono tutti uguali, purtroppo. Prendendo un caffè in un bar ho sentito un cliente dire alla barista: «Ieri ero a un McDonald e hanno telefonato a tutti per dire di stare a casa oggi perché avrebbero chiuso». La barista: «Ma li pagano lo stesso?». Il cliente: «Mi sa di no perché sono a giornata». Lei: «Anche a noi converrebbe chiudere perché lavoriamo soprattutto con gli aperitivi, ma se dobbiamo tirare giù la saracinesca alle 18 andiamo in perdita».
Un’altra barista ha confessato che preferirebbe si chiudesse tutto «Perché – ha detto – che ne so io se un cliente è positivo o no? E se mi ammalo e infetto a mia volta qualcuno? Dicono che muoiono soprattutto i vecchi, ma io ai miei ci tengo anche se hanno la loro età».
La grande Milano sta facendo i conti con un nemico invisibile che ha mostrato come tutto è partito da un ospedale e che i più esposti sono medici e infermieri, la qual cosa dovrebbe far riflettere sui protocolli di protezione del personale.
L’emergenza passerà, prima o poi, ma intanto sarebbe bene far tesoro di quanto detto dal dottor Vittorio Agnoletto a Radio Popolare sulle ragioni di questo contagio così diffuso in Italia: «Da un lato non si è riusciti a individuare il “paziente zero” e quindi a intervenire sulla catena di trasmissione. L’altro aspetto è che la metà dei primi quindici casi coinvolgono pazienti ricoverati e personale medico delle strutture del Basso Lodigiano. Il vulnus italiano non è tanto nell’organizzazione generale, bensì nelle indicazioni per gli operatori sanitari nei pronto soccorsi. La struttura sanitaria italiana è ridotta ai minimi termini per quanto riguarda gli interventi di primo livello: servizi territoriali e meccanismi di prevenzione soffrono di carenza di personale. La falla è individuabile lì». Adesso sappiamo quanto tutto ciò può costare.

Finito il pezzo scendo a prendermi un caffè. Accidenti, è tutto chiuso. Rivoglio la mia Milano.



Corriere della Sera, 25 febbraio 2020 
Luigi Ripamonti

L’epidemia del nuovo coronavirus sta mettendo alla prova il Paese su tutti i fronti: quello sanitario, quello politico, quello economico e quello individuale. I primi tre sono appannaggio dei rispettivi responsabili, il quarto di tutti noi. Le autorità in Italia, a differenza che altrove, hanno scelto la trasparenza, e questa è un’ottima premessa. 
L’appello che la situazione rivolge a ciascun cittadino è proprio di essere responsabile, di tenere ben saldo il principio che se non siamo monadi come Paese in un mondo globalizzato non lo siamo nemmeno come persone in ciascuna delle comunità a cui apparteniamo, da quella nazionale fino a scendere a quelle via via più locali
L’epidemia del nuovo coronavirus sta mettendo alla prova il Paese su tutti i fronti: quello sanitario, quello politico, quello economico e quello individuale. I primi tre sono appannaggio dei rispettivi responsabili, il quarto di tutti noi. Le autorità in Italia, a differenza che altrove, hanno scelto la trasparenza, e questa è un’ottima premessa. L’appello che la situazione rivolge a ciascun cittadino è proprio di essere responsabile, di tenere ben saldo il principio che se non siamo monadi come Paese in un mondo globalizzato non lo siamo nemmeno come persone in ciascuna delle comunità a cui apparteniamo, da quella nazionale fino a scendere a quelle via via più locali.
Le misure adottate dalle autorità hanno lo scopo di ridurre la diffusione del contagio e devono rassicurarci, non gettarci nel panico. Essere cittadini responsabili si traduce nel rispettare le indicazioni, non nell’abbandonarci a una folle corsa, per esempio, all’accaparramento di beni di prima necessità svuotando gli scaffali dei supermercati. I generi acquistati in eccesso non soltanto saranno poi indisponibili per chi, più debole, non avrà avuto la possibilità di partecipare alla corsa, ma ricadranno in diversa misura sulla filiera economica e contribuiranno ad amplificare l’ondata di irrazionalità.
Ogni scaffale vuoto è un allarme sociale in sé e per sé. Non si tratta di sottovalutare la situazione ma di affrontarla e viverla facendo appello alla propria maturità personale e politica, nel senso etimologico di appartenenza alla polis, alla città.
Il nostro cervello ha una parte emotiva, quella cosiddetta limbica, che reagisce alle minacce in modo immediato e una invece razionale, situata nella corteccia frontale, che esercita, fra l’altro, un controllo sulla prima. Questa porzione del nostro sistema nervoso centrale è stata definita l’organo della civilizzazione. È il momento di fare appello a questa parte di noi che ci immunizza dall’agire sotto l’impulso del puro istinto e che ci ha permesso di costruire sistemi sociali evoluti.
Epidemia significa, letteralmente, «sulla popolazione», investe e interpella quindi ognuno di noi. Nelle circostanze in cui ci troviamo il sistema sanitario è più che mai un organismo diffuso del quale siamo tutti parte attiva. È assolutamente necessario decodificare le nostre paure, pesarle e contenerle per evitare il contagio emotivo, quello che più di tutto rischia di far collassare il sistema.
Si tratta di una prova di maturità che non possiamo fallire. Non solo il mondo ci guarda, ma lo fa anche il nostro vicino di casa. Se andiamo a giocare a calcetto mentre dovremmo stare in casa isolati o se ci lasciamo andare ad atteggiamenti egoistici non saremo promossi a questo esame.

ecco, forse non si intendeva questo!

La situazione ha anche un lato economico. Se certamente chiudere le scuole contiene di molto la diffusione del virus, i bambini non lo portano a casa a mamme, papà e nonni (soprattutto, tutti abbiamo anziani che non vorremmo perdere). Le classi sono grandi incubatrici, essendo ambienti popolati e chiusi. I genitori non lo portano in ufficio, in metropolitana, meno macchine e movimento. Mezzi di trasporto meno affollati ma quindi anche meno biglietti pagati per un servizio che continua ad essere lo stesso. Biglietti ATM con i quali si paga il personale e gli altri servizi correlati. Meno gente nei bar e nei ristoranti, riusciranno a non fallire? Hanno comunque delle spese e devono mantenersi. Meno viaggi, meno turismo. Poi cosa vi viene ancora in mente? (Suggeritemelo nei commenti 🔽)

Sulla pagina fb di una mia collega ho trovato questo articolo che lei condivideva scrivendo così:
È davvero una bella riflessione. O forse la trovo bella perché corrisponde al mio cammino personale, dopo aver vissuto una serie di esperienze tutt'altro che semplici(un po' come accade nella vita di ognuno di noi).
Vi invito a leggere
ed ha ragione. Condivido in entrambe le cose

E se approfittassimo del coronavirus per capovolgere il mondo? sìììììììììììììì, magari lo facessimo

E se approfittassimo del coronavirus per capovolgere il mondo?

Scritto da: REDAZIONE

L’emergenza coronavirus può rappresentare un’occasione per prendere coscienza della malattia della società attuale e ripensare le nostre vite ed il mondo in un’ottica di gioia individuale e comunitaria, sostenibilità e giustizia. Riceviamo e pubblichiamo le riflessioni di Paolo Piacentini, presidente di Federtrek e autore di “Appenino atto d’amore. La montagna a cui tutti apparteniamo”.
La mia prima moglie è morta di cancro e da quel momento il rapporto con la malattia è cambiato radicalmente. È subentrata una certa dose di sano fatalismo che mi ha portato a curare l’anima e il corpo ogni giorno seguendo le indicazioni dell’OMS che parla da decenni di prevenzione attraverso stili di vita sani.
Dopo quel lutto ed altri più o meno vicini, non ho più cercato la cura per vivere cento anni, non sta a noi decidere quando morire: può accadere all’improvviso per mille cause. Ho pensato solo a fare ogni giorno ciò che poteva nutrire d’amore il mio corpo e la mia anima per pensarli in salute. Svegliarmi la mattina e ringraziare per esserci. Pensare alla morte come parte della mia vita. Ho deciso che dovevo provare a stare bene ogni giorno, sentire dentro di me un’energia positiva per donarmi amore e trasmetterlo a chi mi è vicino: non solo fisicamente.
Oggi gli studi più importanti ci dicono che il cancro e anche altre patologie importanti si curano attraverso un rafforzamento delle difese immunitarie. Ci sono storie vere di persone che stanno lottando contro il cancro camminando o altre che affrontano la malattia attraverso la scrittura, la recitazione, il canto, l’arte, la musica. Le difese immunitarie si alzano curando corpo e spirito: io amo citare anche l’anima.
Lungi da me entrare nel merito di come limitare la diffusione di questo virus simil-influenzale (i virologi di fama mondiale dicono di chiamarlo così) ma credo che ci sia una grande contraddizione nel chiudere gli eventi culturali, gli spazi dove andiamo a curarci l’anima per lasciare aperti i supermercati dove fare incetta di cibo in abbondanza per magari fare ammalare davvero i nostri corpi. Capisco la necessità di procurarsi il cibo ma non si vive solo di quello che inviamo alla nostra pancia. A forza di alimentare solo lo stomaco abbiamo dimenticato che esiste una testa collegata alla dimensione dello spirito.
Mi ha sorpreso molto la raccomandazione fatta ai viandanti di evitare di percorrere un tratto della Via Francigena in Lombardia. Se c’è un modo per alzare le nostre difese immunitarie è proprio quello di mettersi in cammino. Ci sono dati medici comprovati, non lo dico io. Si parla di un crollo verticale di vari settori economici e tra questi il turismo. Se provassimo a capovolgere il mondo potremmo fare emergere quelle che ci hanno costretto a chiamare economie di nicchia, residuali, marginali. Provate ad immaginare i “margini” fisici, geografici, sociali ed economici che finalmente squarciano il velo di un modello non più sostenibile e che cade a pezzi alla prima epidemia. Un modello sociale che ritrova linfa vitale ribaltando il tavolo, mettendo in un angolo un “centro” malato.
Quello che vale per la nostra salute individuale si può traslare alla dimensione della comunità. Abbiamo la grande occasione di prendere coscienza che viviamo in una società malata nel profondo. Approfittiamo di questa grande occasione non per pensarci eterni ma per riscoprire la gioia di una pienezza di vita del qui ed ora. Una gioia da condividere costruendo nuove reti di comunità solidali. È illusorio pensare di salvarsi da soli alzando muri in ogni dove. I muri sono contagiosi più del virus ma noi possiamo abbatterli se avremo il coraggio di “capovolgere il mondo”.



Riusciremo ad inventarci altre vie. Probabilmente sì.


Prima però credo dovremmo apprendere altro come suggerisce una mamma speciale con la sua bimba. Lo condivido nei modi (follia) e questo già lo sapete ma anche per le ricette.


Salve, eccoci qui dal centro operativo la Ruota Magica, ai microfoni abbiamo la Dottoressa Sofia, esperta di igiene, proprio per la sua grave insufficienza respiratoria, e mamma Rosa, esperta appunto di quarantena, dati appunto i frequenti periodi da dedicare a Sofia.

Siamo qui in questa veste un po’ folle, non per prendere in giro questa emergenza mondiale ma per essere di sostegno a tutte quelle persone che stanno vivendo questo coronavirus con un po’ di paura.


Quindi la nostra testimonianza è racchiusa in 8 piccole regole:

prima regola: ESSERE CONSAPEVOLI DEL PROBLEMA MA NON PENSARCI TROPPO

seconda regola: USARE IL WEB SOLO PER MUSICA, VIDEO E SALUTI

terza regola: TRASFORMARE LE COCCOLE FISICHE, che non sono fattibili in questo periodo, IN PICCOLI BIGLIETTINI D’AMORE, per rileggerli magari poi tra qualche anno

quarta regola: SFRUTTARE PROPRIO QUESTO MOMENTO PER IMPARARE A DARE VALORE ALLE COSE, a cominciare da una semplice boccata d’aria

quinta regola: IL TEMPO DEVE ESSERE NOSTRO AMICO, quindi bisogna sfruttarlo al meglio e lasciare da parte le cose frivole

settima regola: USARE L’IMMAGINAZIONE E LA FOLLIA PER COMUNICARE, perché spesso questa forma anche di AUTOIRONIA È UNA MEDICINA PERFETTA

ottava regola (e mi raccomando a questa): SORRIDERE! VOCE DEL VERBO “NONOSTANTE TUTTO” perché l’unione fa la forza e quindi SE I SORRISI CI SONO POSSONO ESSERE CONDIVISI E RENDERE LA COSA PIÙ BELLA, nonostante tutto.

Bene. Con questo chiudiamo e restituiamo la linea. Da Dottoressa Sofia, mamma Rosa e da tutta la Ruota Magica. Bye bye

Questo non ve lo leggo perché potete sentirlo dalla sua voce. Guardatelo (attivando il link sotto allo screenshot) e poi mi direte cosa ne pensate.
Usate senza paura la sezione commenti 🔽

https://www.facebook.com/LaRuotaMagica/videos/246240813068561/UzpfSTE1NjU2NzI5MDA6MTAyMTUwNzgwMDE3NzQ1MzY/






Teniamoci in contatto




Eccoci! Ci voleva un VIRUS!





 E' passato MOLTOOOOO tempo dall'ultima volta che vi ho scritto qui. Sono successe tante tante cose, alcuni di voi lo sanno. Cito le più grosse dopo gennaio 2018: un'alluvione, una morte, l'essere genitore unico di due ragazzi speciali, un master, un'attività di tutor per famiglie e docenti, una classe di nanetti di prima primaria oltre a 20 di grandi della secondaria ed i due Vichinghi rispettivamente di 4a e 5a superiore.



Ma in questi giorni siamo a casa. URRA'! Quest'anno c'erano pochi ponti, poca pausa e ci ha pensato il mio Capo. Due settimane di stop.
Ehm ehm! non proprio stop perché E' IMPORTANTE IMPARE. Imparare da le basi per capire il mondo, per viverci e non farsi fregare.



Come mi avete sentito dire spesso HO BISOGNO DI PERSONE INTELLIGENTI, non colte.
INTELIGERE viene dal latino LEGGERE DENTRO. Vorrei che foste persone che sappiano leggere dentro ai fatti, a ciò che accade... poi magari anche dentro alle persone. Sarebbe il massimo: l'EMPATIA.





Nei prossimi giorni mi organizzerò meglio per darvi i contenti e se posso anche un po' di simpatia, al momento non so ancora come ma ci sto lavorando.

Forse anche attraverso il canale youtube professoressa trivulzio https://www.youtube.com/results?search_query=professoressa+trivulzio


martedì 16 gennaio 2018

CI FACCIAMO METTERE IN CRISI DA QUESTO CORVO SCORAZZATO?



Oggi comincia così. Con un messaggio whatsapp che ti invio:
Stiamo vedendo don Puglisi. Ti penso <3

Sono in 3D. In supplenza. La professoressa di lettere ha lasciato da vedere il film su Don Puglisi. Hanno già letto il libro. Forse sono stufi.
Io guardo le tue vie. Le case. Sorrido all'accento.
Guardo i piccoletti. Tu sei diventata grande lì. Una mamma, una donna, una bella donna dagli occhi blu, i capelli lunghi e la chitarra. Una ricercatrice presso Istituto di Bioscienze e Biorisorse. Università di Palermo. Molto più di quello che faranno diversi di loro che non vivono in un quartiere nel quale non ci si sente al telefono per il rumore degli elicotteri che passano sopra le case. Elicotteri? Forze dell'ordine...che non vedono dall'alto e tacciono dal basso.

"Maria significa guarda" - dice il mio collega siciliano. Maria! parlate tra di voi mentre la radio nel film annuncia la stage di Capaci ed io vedo il buco nell'autostrada. Minkia, Signor Tenente! La paura del poliziotto mi sale nelle vene e voi guardate come se fosse storia inventata. Un videogioco dove il morto torna in vita e si può sempre ricominciare.
Ebbene sì! Sono i suoi ragazzi quelli che hanno creduto il lui e nel futuro che ricominciano sempre. Anche se le processioni vengono bloccate anche nel 2017.



"Buon compleanno!" e ci interrompiamo per l'intervallo. Non sanno ancora del 15 settembre. Il giorno in cui tutti voi siete rimasti sospesi nel vuoto. Orfani.
Don Giuseppe Puglisi, meglio conosciuto come Padre Pino Puglisi o 3P (Palermo15 settembre 1937 – Palermo15 settembre1993), è stato un presbitero italiano, ucciso da Cosa nostra il giorno del suo 56º compleanno a motivo del suo costante impegno evangelico e sociale.

Suona l'intervallo. "Caffè e sigaretta" per Andrea - il ragazzo ordina. Il collega mi chiede di appuntare ed eccotelo qui come si interrompe la tensione. TVB.


Eccolo. Tutto compiuto. Il ragazzo che SCEGLIE il Bene prendendo la via dritta col motorino e finendo giù dalla terrazza. E poi Don Puglisi lo raggiungerà in Paradiso. Parlava. ROMPEVA LE SCATOLE. 
I pupazzi sulla bara e tu? Già adolescente. Mi pare di vederti in quel bambino che sorride. Il tuo sorriso...quello che c'è anche nei tuoi occhi. Grazie, Don. Grazie, Cathy.

Firmato                                                   .
la mamma dall'accento tanto diverso dal tuo


BUCCINASCO PER LE MAFIE
http://religolab.blogspot.it/2016/02/buccinasco-per-le-mafie.html
STUDIAMO LA NOSTRA STORIA PER CAPIRE
http://religolab.blogspot.it/2016/10/studiamo-storia-per-capire-la-nostra.html
PARLIAMO DI PAOLO BORSELLINO

http://religolab.blogspot.it/2017/07/parliamo-di-paolo-borsellino.html





sabato 11 novembre 2017

San Martino, il vescovo che col dono del mantello portò un po' d'estate in autunno


ma che storia è?
“L’estate di San Martino…dura tre giorni e un pochino”. 
Si tratta di 3 giorni con un clima un po' più mite in autunno.

La leggenda (non i metereologi) narra che era il giorno di 11 Novembre, il cielo era coperto, piovigginava e tirava un forte vento che penetrava nelle ossa. Martino, un giovane soldato di cavalleria della guardia imperiale, stava tornando a casa. Portava l’armatura, lo scudo, la spada e un mantello caldo e foderato di lana di pecora. Ma ecco che lungo la strada, c’è un povero vecchietto coperto soltanto di pochi stracci che chiede l’elemosina, seduto per terra, tremante per il freddo. Il cavaliere lo guarda e sente una stretta al cuore: “Poveretto, – pensa – morirà per il gelo!”
Impietosito, Martino scende dal cavallo e con un colpo secco di spada taglia in due il suo bel mantello e ne regala una parte al povero.
Martino, contento di avere fatto la carità, sprona il cavallo e se ne va sotto la pioggia, che comincia a cadere più forte che mai, mentre un vento rabbioso pare che voglia portargli via anche la parte di mantello che lo ricopre a malapena. Ma fatti pochi passi ecco che smette di piovere, il vento si calma. Di lì a poco le nubi si diradano e se ne vanno. Il cielo diventa sereno, l’aria si fa mite. Il sole comincia a riscaldare la terra obbligando il cavaliere a levarsi anche il mezzo mantello. Ecco l’estate di San Martino, che si rinnova ogni anno per festeggiare un bell’atto di carità. In effetti, ancora oggi, nella settimana che ricorre San Martino, spesso si assiste ad un breve periodo in cui il clima diventa più mite e si parla di “estate di San Martino.”



fonti:  http://www.favolefantasia.com/14865/la-leggenda-di-san-martino.html?refresh_ce
http://www.famigliacristiana.it/articolo/san-martino-il-vescovo-che-con-il-dono-del-mantello-fece-fiorire-l-estate.aspx

11/11 alle ore 11:11 a Colonia (Koln) inizia il Carnevale, che terminerà con la sfilata del martedì grasso. Negli uffici le donne tagliano le cravatte agli uomini e la giornata lavorativa finisce. Tutti si trasferiscono in birreria. Viva San Martino!

https://www.informagiovani-italia.com/carnevale_di_colonia.htm

venerdì 10 novembre 2017

RICORDARE PER SCALDARCI UN PO'...

Stiamo per entrare in un NUOVO ANNO LITURGICO.
Stiamo per entrare in un nuovo AVVENTO (vedi post di novembre 2016),
e con le seconde torniamo a parlare di tradizioni del periodo.
Qui vi posto i CARTELLI fatti lo scorso anno da ragazzi che ora sono in terza (quasi tutti).
Fatene buon uso! Non tutti sono corretti o belli...ma anche quelli insegnano. E comunque dimostrano buona volontà. Urrà!












































e prepariamoci... presepe: tradizione italiana